Donatella Di Pietrantonio: Borgo Sud

La presentatrice Carlotta Bernardoni-Jaquinta parla con l’autrice Donatella di Pietrantonio del suo ultimo romanzo, Borgo Sud. È la storia di due sorelle. Due sorelle molto diverse che portano con sé lo stesso dolore. Nella vita adulta vanno in direzione diverse affrontando la vita in maniera distinta. Adriana si getta senza regole. Ha fame di vivere e non calcola i rischi. Si presenta all’improvviso dalla sorella una notte, senza preannuncio. Sa, che l’altra c’è. Quello delle due sorelle è un legame incondizionato. Hanno la certezza che qualsiasi cosa fanno, l’altra c’è – sempre.   

La moderatrice passa con sensibilità a un altro elemento centrale del libro, quello della famiglia.  È il luogo di origine e quindi impossibile separarsi. Il rapporto con la famiglia, soprattutto con la madre è difficile. Nonostante la madre sia sempre stata riluttante, entrambe le figlie hanno bisogno di questo legame per potersi sentire figlie.  Tuttavia, aggiunge Donatella Di Pietrantonio, si tratta di un legame ambivalente. Hanno un disperato bisogno di liberarsi dalla origine pesante. Però hanno anche bisogno di ritornare, di ricongiungersi, per vedere se il vuoto si è colmato, in un qualche modo. Per vedere se la madre sia diversa da quella che era prima, impegnata e scostante. Il vero danno, spiega Donatella Di Pietrantonio è che il gesto di attenzione non arriva. E quindi le figlie vivono in uno stato di indegnità, cioè di credere di non aver meritato l’amore della madre.   

Carlotta Bernardoni-Jaquinta passa a un altro punto interessante del libro: Un grande peso nel ruolo di figlia è l’idea di portare in sé l’idea di madre. Un giorno sarà proprio lei, adesso figlia, a prendersi cura della madre quando un giorno sarà anziana. Avrà luogo un’inversione dei ruoli. La scrittrice racconta che in Italia l’idea che le figlie si devono prendere cure delle madri è molto radicata. Infatti, avviene uno scambio di ruoli, come si diceva prima. Non è facile, anzi, è molto più difficile che prendersi cura del corpo anziano che dei figli perché subentra una forma di pudore e timore soprattutto nell’accudimento delle zone intime dei genitori.  

Inoltre, l’idea dei luoghi è importante in questo romanzo. Per esempio, Borgo Sud è un quartiere esistente di Pescara. Un quartiere che sembra un villaggio, abitato da una comunità solidale, coesa, unita nel bene e nel male. Adriana con le sue caratteristiche è adatta a questo luogo. Anche quando la sorella le offre di trasferirsi in un posto più comodo, lei rifiuta. Dice che lei non può capire. Esiste uno scambio reciproco di identità. Anche il luogo ha bisogno di Adriana, come lei di lui.  

Si parla in seguito della dimensione temporale: Il presente è molto stretto, quasi inesistente. Infatti, è presente una singola notte di angoscia, quando la narratrice ritorna da Grenoble a Pescara. Il passato lo rivive con la memoria facendo delle libere associazioni senza seguire una linea diritta. Alle spalle di quella notte c’è tutto un passato che la narratrice ci racconta a pezzetti. Come se fosse un nodo che si scioglie man mano.    

In rapporto con il tempo – cioè questo presente molto denso – c’è la lingua asciutta, esatta. Un equilibrio che si rispecchia anche sulla narrazione. Come si arriva a questo equilibrio? Donatella Di Pietrantonio cita quella che per lei è stata grande fonte di ispiratrice: Agota Kristof. Da lei ha visto una focalizzazione estrema su un elemento della frase, che deve illuminare il resto. Infatti, prima la scrittrice italiana scriveva diversamente, con subordinate. A un certo punto però c’è stata la svolta.  

La superstizione è l’ultimo elemento che le due donne toccano in questa discussione sulla lettura di Borgo Sud. L’autrice proviene da un mondo rurale però evidentemente è molto legata alla parola scritta. La sua lingua madre è il dialetto. Un dialetto limitato che ha un numero ridotto di parole.  Eppure, continua Donatella Di Pietrantonio, si è legata attraverso le molte letture alla forma scritta. Avvolte le capita tuttora di dovere vedere la parola scritta per capire il senso della parola. Anche per poterla memorizzare. Tuttavia, l’oralità possiede una grande potenza antropologica dell’espressione. La maledizione che la madre getta sulla figlia Adriana è una formula antica e orale. Potente come si pensa che siano i riti, le superstizioni. Alla fine, la figlia laureata, l’io narrante, subisce anche lei la suggestione di questa superstizione: vorrebbe togliere quella maledizione, lanciata dalla madre contro la figlia.  

E con la potenza della parola, simbolo emblematico di quello che stiamo facendo in queste giornate di letteratura a soletta, si chiude la conversazione molto stimolante.